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Gli allegati di EmmeBi Blog: articoli tratti da Il Foglio, GQ, LINK Magazine, Rolling Stone, AD, Vanity Fair e Style Magazine del Corriere della Sera.

Wednesday, June 13, 2007

 
100 negozi con camicie in 340 colori, 30 tessuti, 5 colletti, 3 polsini. Tom Ford.

Il Foglio - 13 giugno 2007

Un tempo l’eleganza maschile era legata all’immagine del laboratorio sartoriale rigoroso e defilato. Un indirizzo conosciuto solo da pochi, perché in pochi, appunto, se lo potevano permettere. La tradizione familiare e un riservato passaparola erano gli unici due canali di promozione e comunicazione per conquistare una clientela più vasta.
Anche oggi è sempre una stretta minoranza a potersi concedere camicie su misura da 400 euri o abiti tailor made da 5000 euri, ma le cose in realtà sono un po’ cambiate. Awareness - parola di non facile traduzione in italiano, ma dal significato a metà tra notorietà e consapevolezza - è la parola chiave oggi nel mondo del lusso che, per forza di cose, diventa sempre più globale. Questo significa grandi campagne pubblicitarie non solo sulle riviste di alto livello, ambiziosi obiettivi di vendita e una presenza a tappeto in tutte le capitali del mondo. Alzare e, nel contempo, allargare il tiro pare essere la strategia vincente.
Lo ha capito bene Tom Ford. Lo stilista texano, noto ai più per aver rilanciato negli anni Novanta il marchio Gucci, tre anni dopo l’abbandono della maison, ha creato insieme a Domenico De Sole un proprio marchio che porta il suo nome. Dopo aver esordito - invero senza grossi successi – nel campo della cosmetica e dei profumi in collaborazione con Estée Lauder e aver lanciato una linea di occhiali da sole (alcuni peraltro, come quelli rivestiti in pelle di capretto, piuttosto stravaganti), ha finalmente creato una propria linea completa di abbigliamento maschile. Due mesi fa ha aperto il suo primo negozio monomarca a New York, nella Madison, e nei prossimi dieci anni, come riportava ieri il Wall Street Journal, è prevista l’apertura di cento nuovi negozi-atelier nelle principali capitali, tra cui Milano, Londra, Tokyo, Mosca e Shanghai.
Ecco come spiega la propria collezione il diretto interessato, utilizzando quel linguaggio tipico della moda che, spesso, leva gli schiaffi dalle mani “Un menswear di lusso, una sorta di linea confidential. Per uomini che non vogliono il classico à la Savile row (ndr: storica via londinese, sede dei più importanti laboratori sartoriali del mondo), ma che cercano qualcosa di particolare, raffinato e molto elegante. Una buona parte del progetto sarà custom made. Una specie di couture al maschile, che possa essere utilizzata allo stesso modo in cui le donne vanno da Chanel ad acquistare un abito. Nessuna sfilata, niente show ma solo appuntamenti privati. L’idea di base è una sola: prodotti unici con un forte accento sul lusso”. Siamo di fronte alla “sensualizzazione” del maschio? L’ennesimo “nuovo lusso”? Un rinnovato fordismo? La prima linea maschile “sartoriale-sensuale”? La risposta la lasciamo a qualcun’altro. Ci interessa invece notare come Tom Ford stia tentando di portare il “modello di business” sartoriale in scala globale, al fine di coprire quella nicchia di altissimo lusso che, secondo la coppia Dom&Tom (De Masi e Ford) è ancora in parte scoperta. Il negozio della Madison da questo punto di vista è eloquente: gli orari di apertura sono 11-5pm per la massa, mentre dalle 9 alle 11 del mattino e dalle 5 alle 7 del pomeriggio solo per appuntamento. Chi non conosce il nome Tom Ford, guardando le vetrine molto scure che mostrano sculture di grosse forbici e nessun abito, difficilmente capirebbe che quella è una boutique da uomo. Gli interni però, tra acciaio, cuoio e armadi che sembrano grosse celle frigorifere, riescono a ricreare un’atmosfera di nuova eleganza profondamente maschile. Nella stanza delle camicie si può scegliere la preferita tra 340 colori, 30 tessuti, 5 colletti e 3 diversi tipi di polsini, che ovviamente possono essere modificate da una squadra di sarti.
L’ex demiurgo di Gucci, che per questa linea di abbigliamento maschile ha stretto una joint venture produttiva con Ermenegildo Zegna, vuole quindi tornare al lusso “vecchio stile”, dopo che questo termine fin troppo abusato ha finito per perdere significato dato che, come dice Ford, “oggi tutto è lusso, e quindi nulla”. E la donna? Secondo il 45enne designer di Austin, il prèt-à-porter femminile è una categoria molto complessa, con troppa pressione e competizione, “credo che oggi essere uno stilista di moda femminile sia il lavoro più difficile del mondo”.
E così Ford creò il maschio.

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