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Gli allegati di EmmeBi Blog: articoli tratti da Il Foglio, GQ, LINK Magazine, Rolling Stone, AD, Vanity Fair e Style Magazine del Corriere della Sera.

Friday, June 29, 2012

 

MR. PORTER: ANCHE LUI E' 'SHOPAHOLIC'

Il web è bello perché vive di paradossi.
Primo paradosso. Oggi nell'e-commerce l'abbigliamento è il secondo comparto, dopo il turismo, in termini di volume d'affari. Questo vuol dire “comprare senza provare” (anche se poi c'è il diritto di recesso e si può rimandare il prodotto indietro se non piace).
Secondo paradosso. Il settore trainante è quello del lusso femminile. Gli uomini sono storicamente meno inclini ad andare in giro per negozi e boutique, e quindi l'e-commerce rappresenterebbe la soluzione ideale per i loro acquisti; tuttavia fino a poco più di un anno fa non esisteva un e-store di riferimento per lo stile maschile e quei pochi che erano nati capolino avevano avuto vita breve.
Nel febbraio 2011 è arrivato però Mr. Porter (www.mrporter.com) e ha rivoluzionato il mercato trovando la chiave giusta.

Mr. Porter è il cugino maschile di Net-A-Porter, il sito più importante da più di dieci anni nel campo dello shopping online di lusso femminile e che fa parte del gruppo Richemont. Ci sono voluti anni e anni di analisi su esigenze e motivazioni d'acquisto per capire come approcciare al meglio la specie shopaolic del cromosoma XY.
Come il femminile alterna contenuti editoriali alle pagine di shopping, ma mentre per le donne è necessario puntare sui prodotti must-have e sulle ultime tendenze lanciate dalla celebrity di turno, Mr. Porter preferisce raccontare, anche con cenni storici, stili e capi classici (quando è stato inventato il blazer, come portare) o toccare temi di interesse generale (auto, moto, viaggi) a cui associa proposte di abbigliamento e accessori. Per questo è stato chiamato a dirigerlo Jeremy Langmead, già editor della rivista Esquire UK.
Il formato poi è quello giusto. Rispetto a Net-A-Porter con la tipica struttura da magazine femminile, Mr. Porter somiglia più a un quotidiano vecchio stile (non a caso si chiama “The Journal”): grafica pulita, molte foto in bianco e nero, ma anche lunghi racconti e profili di persone di stile (da Paul Weller al giovane Paul Newman) ben scritti e raccontati o brevi videointerviste a designer. No sfilate, solo servizi originali. La cadenza è quella di un settimanale: ogni martedì nuovi prodotti e nuovi contenuti.

Mr Porter si propone di essere un amico di fiducia che dispensa consigli di stile (style, la parola fashion è pressoché bandita sul sito) costruendo una vera e propria relazione con il lettore-utente-potenziale acquirente, ma anche verso coloro che non hanno intenzione al momento di acquistare.
Langmead ama dire che Mr. Porter “offre servizi inclusivi per prodotti esclusivi”.
I marchi proposti sono quelli classici del lusso mainstream - dalle camicie Brooks Brothers alle scarpe John Lobb - ma tra gli oltre 160 brand c'è spazio anche per marchi più sportivi e casual come New Balance e J Crew.
I prezzi peraltro non sono nemmeno i più convenienti, ma il modo in cui sono presentati, lo storytelling, le immagini e l'attenzione per i dettagli soddisfano pienamente l'utente-cliente.
Poi c'è il servizio. Mr. Porter consegna in pochi giorni in 170 paesi (compreso l'Italia) e il giorno stesso se si abita a Manhattan o a Londra. Oggi Mr. Porter ha un milione di visite uniche al mese ed è il riferimento principale per chi si occupa di abbigliamento su internet.

L'esperienza di acquisto online, semplice e soddisfacente, non si esaurisce con l'acquisto sul sito. Paradossalmente per un sito web, la parte più interessante di Mr. Porter è il packaging. C'è una cura pazzesca: dalla carta velina (se al tuo primo acquisto era nera, la volta dopo sarà bianca) al font utilizzato per scrivere il nome del cliente nella confezione ispirato alla calligrafia di Francis Bacon, fino al gift che ti arriva se c'è stato un ritardo nella consegna.
Per una volta il termine tanto abusato “esperienza d'acquisto” ha una propria ragione d'essere.

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