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Gli allegati di EmmeBi Blog: articoli tratti da Il Foglio, GQ, LINK Magazine, Rolling Stone, AD, Vanity Fair e Style Magazine del Corriere della Sera.

Tuesday, November 20, 2007

 

Stronzi o riflessivi? Due manuali sulla leadership da ufficio scritti da professori in cerca di consulenze

Il Foglio - 20 novembre 2007

I segnali erano molti e visibili. Una sarcastica serie tv inglese (The Office, seguito da clone USA), un film di Lars Von Trier (Il Grande Capo), una piece teatrale spagnola (“Il Metodo Grönholm” portata in scena da Nicoletta Braschi), numeri monografici di Business Harward Review e centinaia di libri e articoli su mobbing e ingiustizie tra le scrivanie. Sui giornali di questi giorni si può leggere la sentenza della Cassazione che condanna l’insulto verbale del boss verso l’impiegato fannullone.
Il tema dei rapporti critici nella vita d’ufficio e all’interno delle organizzazioni tra colleghi e, soprattutto, tra capo e dipendente suscita sempre interesse.
Come per il vaffanculo grillesco, in Italia il grande successo si è avuto però con l’utilizzo della parola forte e tranciante. “Il metodo AntiStronzi” (nell’originale “The Asshole Method”) è il saggio scritto da Robert Sutton (in Italia edito da Elliot, €14,50) professore di Management alla Standford University che ha venduto 250mila copie in libreria e nelle edicole. La tesi abbracciata dal professor Sutton è che la presenza di soggetti (gli stronzi) che si comportano in modo arrogante e vessatorio, che umiliano e stressano gli altri, comporta per l’azienda che li ha assunti una perdita economica secca (e in questo il libro è scientifico nel dimostrare il costo del “bullismo da ufficio”, con tanto di tabelle) e un calo di produttività di circa il 70%. Diventa quindi sconveniente per le aziende assumere degli stronzi o, peggio ancora, affidare loro dei posti chiave o di comando. Peraltro gli stronzi si riproducono rapidamente: tendono infatti ad assumere altri loro simili, al fine di impestare tutta la struttura aziendale.
Il libro di Sutton, come la gran parte dei saggi-manuali americani del genere auto-aiuto, propone un metodo confezionato per difendersi dagli stronzi. Consigli di resistenza umana, si sarebbe detto un tempo. Alcuni esempi? Evitare gli stronzi, trattarli da incompetenti, mettere in pratica il confronto costruttivo, costruirsi sacche esterne di soddisfazione e tranquillità e creare un distacco emotivo nei confronti del capo bastardo.
Per Sutton il potere genera “stronzaggine”: difficile debellarla, a meno che l’azienda non si affidi alla consulenza del professore. Come spesso accade, questi libri - seppur ben scritti e dalle tematiche interessanti – sono, alla fine, degli efficaci strumenti per vendere pacchetti consulenziali alle aziende: Google, società all’avanguardia sul tema della gestione delle risorse umane, si è rivolta a Robert Sutton per evitare che comportamenti e atteggiamenti stronzi si insinuassero all’interno dell’organizzazione.
In queste settimane nelle librerie è uscito un altro volume che legge questi fenomeni in un’ottica diversa, meno d’impatto e più complessa. Il libro s’intitola “Leadership Riflessive – La ricerca di anima nelle organizzazioni” (Apogeo - €13). Lo ha scritto Andrea Vitullo, ex manager, oggi executive coach in aziende profit e no profit.
Già dalle prime pagine Vitullo attacca sobriamente il concetto di “metodo”, figlio del “manageralismo” che si basa su una razionalità di tipo strumentale, su un’ “etica dell’efficacia”, con cui si affrontano i complessi problemi aziendali, anche quelli che coinvolgono comportamenti e persone, con una semplice analisi costi-benefici. Questo approccio, sostiene l’autore, deriva dall’insegnamento dato da strutture coma la Mc Kinsey, grossa società di consulenza che ha formato una vera e propria cultura aziendale e un vivaio di leader.
Leader razionali, che hanno soluzioni preconfezionate su tutto, amanti del controllo con un approccio quasi militare e che considerano la gestione di sentimenti ed emozioni come un impaccio da evitare. Leader narcisi che motivano i propri dipendenti, ma che spesso “intossicano” il clima aziendale, praticando quel “terrorismo del consenso” che causa all’interno degli uffici sofferenze, infelicità e paralisi produttive.
Se Sutton in fondo ritiene che il capo stronzo sia un male difficilmente debellabile, Vitullo cerca di proporre un nuovo tipo di leadership che definisce riflessiva e che si ispira alla lezione di Sant’Agostino “Age quod agis” (diventa quel che sei): un leader che è tale come persona e non solo per le sue competenze, che ha la capacità di riflettere su di sé e sul senso del proprio fare, ma che soprattutto è coerente con l’evoluzione delle organizzazioni che sempre più richiedono una leadership distribuita, con una forte dose di indipendenza. Per Vitullo la tossicità del leader oggi deriva dal doversi continuamente focalizzare sul breve periodo, sulla performance e sul risultato del quarter che crea stress e ansia da prestazione. Il libro non propone una ricetta o una risposta, bensì nuovi interrogativi, sul modello del dialogo socratico praticato dai filosofi greci.
Piccola curiosità: entrambi i testi sono introdotti da Pier Luigi Celli che, durante una presentazione del libro ha dichiarato di esser stato, durante la sua direzione Rai, moderatamente stronzo. Ora è più riflessivo.

Saturday, November 17, 2007

 
Hi, Tech - Verissimo

Style Magazine - Novembre 2007

Era la fine degli anni 70 quando nacque l’home video: si concretizzava così la possibilità di godere i migliori film e i programmi tv preferiti sul proprio televisore di casa. Allora erano due i formati video a darsi battaglia: Betamax e VHS. Il primo formato era decisamente migliore dal punto di vista della qualità e delle performance, ma fu il VHS ad affermarsi sul mercato.
Una delle cause principali? Ebbene sì, la pornografia. Le major cinematografiche, licenziatarie della Betamax, allora si rifiutarono di concedere la riproduzione di film hard sul loro formato. E la storia ci insegna che il mercato domestico dell’hardcore è stato per decenni il motore principale, ancorché segreto e silenzioso, dell’homevideo.
Dopo quasi trent’anni si ripropone una nuova guerra dei formati per decidere chi sarà il degno successore del Dvd nell’era dell’alta definizione.
Blu-Ray o Hd-Dvd? “Ho l’impressione che questa “guerra dei formati” non appassioni molto il pubblico come la precedente” confida a Style Marco Spagnoli, giornalista e direttore artistico del Dvd Awards “Sebbene la qualità e la performance dei post-dvd siano decisamente alte, queste non vengono percepite dal grande pubblico che, per il momento, è ancora soddisfatto del vecchio dvd. Anche perché in Italia la penetrazione e la diffusione dell’alta definizione è la più bassa in Europa. Ad oggi, la guerra dei formati è praticamente una battaglia tra le industrie”.
Ancora più tranciante è il giudizio di Alex Infascelli, regista che ha realizzato il suo ultimo film H2O, girato in digitale, solo per il mercato video: “Oggi credo che sia proprio superato il concetto di supporto imposto: i video, la musica, le “informazioni digitali” in futuro saranno sempre più liquide. Siamo noi che dobbiamo scegliere dove “metterle”, per la nostra comodità. L’introduzione di nuovi formati intralciano questo processo e il mercato oggi richiede più accessibilità piuttosto che qualità”.
Negli Stati Uniti intanto sta vincendo il Blu-Ray: secondo i dati Home Media Reasearch nel primo semestre 2007 i titoli del formato ideato dalla Sony hanno venduto 1,6 milioni di copie contro 800mila Hd-Dvd. Questo grazie anche ad un accordo commerciale con la catena Blockbuster e per il fatto che la Playstation 3 può leggere i dischi blu ray.
Nel frattempo le tendenze di mercato indicano la crescita della richiesta dei lettori ibridi, capaci di leggere entrambi i formati.
Il futuro, comunque, è ancora tutto da scrivere.

Scheda
Blu Ray e Hd-Dvd sono due supporti di memorizzazione in grado di contenere fino a 54 gigabyte di dati il primo e 45 gigabyte il secondo. . L’alta capacità permette di vedere le immagini in alta definizione (con televisori Full HD o HD Ready) con una risoluzione di 1280*720 o 1920*1080 pixel invece degli attuali 768*568.
Blu Ray è un formato ideato e supportato dalla Sony.
Toshiba, Nec e Sanyo hanno promosso l’alternativo formato Hd-Dvd.

Friday, November 09, 2007

 

Scuola e pallottole

Il Foglio - 9 novembre 2007

Leggere la notizia del massacro al liceo di Tuusula, nella tranquilla Finlandia, ad opera di un folle diciottenne, fa venire i brividi. L'effetto diventa ancora più devastante se si è appena finito di leggere Hey Nostradamus, il romanzo di Douglas Coupland uscito la scorsa settimana in Italia (Frassinelli , €17,50) anche se risalente al 2003.
La trama del libro di Coupland è infatti incentrata sulle conseguenze, nel corso dei successivi decenni, di una strage accaduta alla fine degli anni 80 in una scuola di Vancouver ad opera di tre studenti che, senza apparente motivo, irrompono armati nella mensa del college. I dettagli, in questo caso, sono ispirati alla strage di Columbine, la prima di una lunga serie di carneficine nei college del nord america. Nel romanzo la strage è raccontata in prima persona da Cheryl, 17 anni, l'ultima ragazza ad essere uccisa prima che il silenzio cadesse sul sangue sparso nella cafetteria del liceo. E' lei che, da morta, ci racconta del suo buffo matrimonio da dieci minuti in una cappella di Las Vegas, della segreta gravidanza, della sua fede e della sua rassicurante incertezza da diciasettenne. Una sua frase, in particolare, scritta inconsapevolmente sul diario pochi minuti prima del massacro "God is nowhere/ God is now here" (la traduzione in italiano Dio non c'è/ Dio c'è, non rende giustizia all'efficace gioco di parole inglese), riassume con sconcertante sintesi il senso del romanzo e il non senso in cui viviamo.
Cheryl non è l'unica voce del romanzo. Coupland attraverso la tecnica del flashback (utilizzato sempre egregiamente e mai in modo banale) fa parlare anche altri personaggi attraverso i loro appunti del dopo massacro. C'è Jason, segreto marito della giovane ragazza, dieci anni dopo: pure lui è un fantasma, anche se è ancora vivo, scampato alla strage. La sua esistenza è un continuo confronto con il passato, accusato di essere stato un fiancheggiatore della carneficina, pur avendo ucciso uno dei folli killer. L'evento di dieci anni prima ha tracciato in lui un solco indelebile e ha prosciugato tutto il succo della vita. C'è Heather, fidanzata di Jason, donna sola e disperata che - anche lei, come una pedina del domino della vita - porta i segni della tragedia. E infine c'è Reg, l'odiato padre di Jason, uomo fallito nella vita e che trova nel fondamentalismo religioso un’illusoria e delirante àncora di salvezza.
Hey Nostradamus parla di religione, del disperato bisogno di anima e di spiritualità da parte della società occidentale, che spesso si ritrova in mano solo vuote promesse di miracoli a prezzo scontato, bugie e buoni sentimenti a buon mercato. Coupland teorizza un occidente abbandonato a se stesso, dove anche la ricerca di una spiritualità appare vana e dolorosamente insincera.
In questo romanzo Douglas Coupland perde un po’ la sua lucida ironia e i suoi riferimenti pop e postmoderni che hanno caratterizzato i suoi precedenti lavori (da Generazione X a JPod) per far spazio ad una scrittura cupa, malinconica e persino crudele. Non rinuncia però alle frasi fulminanti, alla descrizione dei sofisticati dettagli psicologici dei personaggi e alle trovate narrative che lo hanno reso celebre.
La struttura narrativa fatta di scatole cinesi e di storie nelle storie, sembra che a un certo punto si sfilacci e che perda di senso, specialmente nella parte centrale, durante il racconto del lungo e delirante viaggio di perdizione di Jason tra alcool e pasticche. In realtà è un’efficace trovata narrativa per giungere alle ultime quindici pagine, un gran pezzo di letteratura nordamericana, che risollevano e riescono a dare un (non)senso al romanzo.
A pensarci bene c’è più di un elemento in comune tra Vancouver e la provincia finlandese: entrambi i luoghi hanno una bassa cittadinanza sulle cronache, sono paesi in cui regna il silenzio, grandi spazi e basse temperature e, soprattutto, un’alta diffusione di armi da fuoco, anche tra i più giovani.
Dove Dio c’è e Dio non c’è.

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