EmmeBi Attached

Gli allegati di EmmeBi Blog: articoli tratti da Il Foglio, GQ, LINK Magazine, Rolling Stone, AD, Vanity Fair e Style Magazine del Corriere della Sera.

Saturday, September 23, 2006

 
Soffro di attacchi di gioia
Giovanni Allevi ne ha fatta di strada. Tanto che, sotto casa, a volte sviene dalla felicità. E in ambulanza compone nuovi brani.

VanityFair - 28 Settembre 2006

Quando Vanity intervistò per la prima volta Giovanni Allevi (aprile 2005), lui era un pianista conosciuto solo da pochi appassionati di classica e da chi lo aveva visto aprire qualche concerto di Jovanotti. Da allora sono successe molte cose: il suo disco “No Concept” ha venduto in Italia 30.000 copie ed è uscito in Germania, Austria e Corea seguito da una lunga tournee in USA, Europa e Cina. Ha ottenuto lo spartito di platino (“La mia più grande gioia”) e Spike Lee ha scelto una sua composizione per lo spot BMW.
Un anno pieno
Talmente bello che il giorno del rientro dal tour in Cina ho avuto, sotto casa, un attacco di panico per “eccesso di emozione e di gioia”. Così hanno detto i medici.
E da qui il titolo del disco “Joy” (in uscita il 29 settembre)
Sì, ma non solo. Il primo brano “Panic” l’ho composto in testa quando ero dentro l’ambulanza. E’ un disco che celebra la vita e la quotidianità in tutti i suoi aspetti, belli e brutti.
Che differenza c’è tra “Joy” e il precedente?
Sono entrambi due dischi di piano solo. Devo dire che io non ho scelta di fronte alla musica. Ed è solo lei che mi dice come vuole che io la plasmi. E questa volta mi ha chiesto di essere modellata in modo più dilatato. Le composizioni rispetto a “No Concepì” sono più lunghe e più vicine alle sonorità europee piuttosto che al jazz e al blues.
Se le dicessi che il suo è un disco pop, come la prenderebbe?
Come un gran bel complimento, grazie.

Wednesday, September 06, 2006

 
Il Foglio 48 ore
Come e perchè privatizzare Aboslutamente la vodka svedese

IlFoglio - 6 Settembre 2006


“Un impegno preciso: liberarci della vodka”. Forse non sono state le precise parole di Fredrik Reinfeldt, ma il concetto era questo. Alla vigilia delle elezioni in Svezia del 17 settembre, il leader della coalizione di centrodestra ha promesso, in caso di vittoria, di vendere una serie di aziende di proprietà dello stato svedese. Tra queste c’è la Vin & Spirit, società che ha nel suo portafoglio prodotti la Absolut Vodka, sicuramente il brand globale più trendy tra i superalcolici.
Il governo svedese - ora in mano al centrosinistra - si è sempre opposto alla vendita dell’azienda produttrice di alcolici, ma questa volta il leader dell’attuale opposizione - super favorito nei sondaggi preelettorali – è stato molto chiaro “Noi crediamo che lo Stato abbia un preciso ruolo da giocare: quello di governare il paese, non competere sul mercato”.
La Svezia è il paese che vanta il maggior numero di aziende controllate dallo stato, tra queste la Vin & Spirit è la più popolare a livello globale: ha stabilimenti in dieci paesi, 2500 dipendenti e i propri prodotti sono commercializzati in 125 mercati esteri. Nel 2005 il fatturato è stato di oltre un miliardo di euro con un utile operativo, al netto di interessi e tasse, di 156 milioni di euro.

Il brand Absolut, punta di diamante della Vin & Spirit, in poco più di dieci anni è diventato il terzo marchio nel ricco mercato degli alcolici, creando un vero e proprio caso di marketing. La Absolut fu commercializzata esclusivamente in Svezia per circa un secolo: all’inizio degli anni 80 la Vin & Spirit decise di esportare la vodka svedese anche all’estero. Ma vi erano due problemi. Innanzitutto il marchio, Absolut, assai lontano dai classici nomi di origine russa (Moskovskaya, Stolichnaya) utilizzati fino ad allora per caratterizzare i prodotti a base di vodka. Anche alcuni marchi di vodka prodotti negli Stati Uniti avevano scelto nomi che rimandavano a nomi e a iconografie russe (Smirnoff). In pratica usare Absolut per la vodka era come chiamare un marchio di pasta con un nome polacco.
Il secondo elemento di disturbo era il contenitore: la bella bottiglia trasparente ispirata ai recipienti medicinali del 700 aveva il diametro più grande di quelle degli altri marchi di alcolici utilizzati come ingredienti per i long drink, e non entrava nei canonici miscelatori dei bar inglesi e americani.
Quelli dell’agenzia pubblicitaria TBWA insieme al fotografo Steven Bronstein decisero di rischiare e trasformare queste due tratti distintivi - e problematici - in due opportunità da sfruttare per la comunicazione del marchio. Ha inizio così la più lunga campagna mai registrata nella storia della pubblicità dove la forma della bottiglia e il nome diventano i principali testimonial del marchio. Mentre di solito la foto del prodotto è relegato in basso a destra nella pubblicità stampa, come una sorta di firma, qui diventa il centro del messaggio. Oltre 1500 soggetti caratterizzati dall’originale forma della bottiglia che si presta ad esser declinata per ogni occasione e con il brand Absolut usato sempre come aggettivo. Un’idea talmente semplice, ma altamente creativa e ineccepibile nella realizzazione, da essere compresa e goduta in tutto il mondo.
Famose sono le serie dedicate alle principali capitali del mondo: il soggetto “Absolut Manhattan”, ad esempio, ritrae una foto dall’alto del Central Park con i vialetti che formavano il contorno della bottiglia. In breve tempo Absolut divenne una vera e propria icona pop post-moderna, sviluppando anche una vera e propria community di collezionisti, di imitatori e denigratori. Tutti segni di uno straordinario successo. La Vin & Spirit e la TBWA decisero così di commissionare parte della campagna anche a famosi artisti: da Andy Warhol all’artista del vetro Hans Godo Frabel, da Keith Haring al fotografo Richard Avedon.
Ovviamente tutto questo si traduce in un notevolissimo incremento del fatturato. Oggi solo un sesto delle vendite delle V&S viene sviluppato in Svezia.
Sono molti i grossi gruppi di liquor interessati all’acquisto dell’azienda svedese: la Pernod-Ricard - che si è recentemente fusa con Allied Domecq, diventando il numero due nel mercato degli alcolici - ma anche il gruppo Bacardi, proprietaria già della vodka leader negli Usa Grey Gloose, che verserebbero nelle casse dello stato svedese circa 3 miliardi di euro.

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