: articoli tratti da Il Foglio, GQ, LINK Magazine, Rolling Stone, AD, Vanity Fair e Style Magazine del Corriere della Sera.
MARKETING POLITICO"Le parole sono importanti". Copyright Nanni Moretti
Rifondazione scopre la proprietà privata proprio ora che non è di modaIl Foglio - 15 Febbraio 2006Come parla! Come parla! Le parole sono importanti! Così gridava in “Palombella Rossa”, Michele Apicella - l'alter ego filmico di Nanni Moretti - di fronte alla ruvida giornalista che si esprimeva con luoghi comuni, inglesismi o frasi fatte come “matrimonio alle spalle”, “cheap” e “alle prime armi”. Di fronte all’imbarbarimento della lingua italiana, «le parole sono importanti» è diventata la frase-chiave del film nonché il faro culturale della sinistra colta e intelligente.
Ecco che Rifondazione Comunista si è riappropriata del concetto di Nanni “con questi dirigenti non vinceremo mai" Moretti, e ha basato tutta la sua campagna sul tema della rifondazione delle parole: la campagna si intitola “Vuoi vedere che l’Italia cambia davvero” ed è declinata su tutti i media (web, stampa e affissioni e, nelle prossime settimane, anche con uno spot da inserire negli spazi dedicati dalla par condicio ai messaggi autogestiti).
Nella home page del sito www.vuoivedereche.it campeggia l’immagine di un calendario che scandisce il “countdown di resistenza”, ovvero i giorni, ma anche le ore-minuti-secondi che mancano alla data delle elezioni, calendario che può essere scaricato e utilizzato come desktop sul proprio computer.
Entrando poi nelle pagine interne del sito, si scoprono i vari soggetti della campagna che hanno come claim comune lo slogan “Rifondiamo le parole, riprendiamoci il significato”.

Chi ancora crede che la comunicazione in politica sia cosa distinta dai contenuti e dai programmi politici, ora ha l’occasione di ricredersi. Con questa campagna Rifondazione Comunista è pronta per andare al governo.
Le prime avvisaglie si erano avute durante le primarie del centro sinistra dove, per supportare la candidatura di Fausto Bertinotti, Rifondazione si inventò la comunicazione di “viral marketing”con i Post-it della 3M, anzi, i Post-it®, con la chiara specificazione del diritto di proprietà del marchio spettante alla multinazionale statunitense. In questa campagna “contro l’abusivismo lessicale”, ideato dall’agenzia Xister di Roma, le parole da rifondare - lavoro, giustizia, pace, diritti – sono accompagnate dalla ® che contraddistingue il marchio registrato, cioè quell’istituto giuridico del diritto industriale che garantisce al titolare protezione, tutela e privilegi nei confronti dei terzi.
E’ chiaro quindi che Rifondazione Comunista ha definitivamente scoperto e abbracciato la proprietà privata, un tempo trattata come “il male” e il nemico da abbattere. Adesso, seppur con tono ironico e gusto del paradosso, ne utilizza il concetto per comunicare il messaggio elettorale.
In questi giorni sul sito della campagna si è aperta un’interazione con gli utenti, che possono inviare via mail frasi e messaggi - con la stessa logica dell’operazione dei post-it – apponendo il simbolo del marchio registrato sulle parole più significative: “Vino® quello rosso”, “Napoleone® quello più alto”, “Italia® quella senza forza” sono alcuni esempi.

Il ricorso a concetti come copyright e marchi registrati da parte della sinistra radicale italiana è, in questo preciso momento storico, piuttosto anacronistico e in totale controtendenza rispetto ai nuovi temi e alle soluzioni possibili che stanno animando la scena mondiale.
Da alcuni anni, infatti, una delle novità più interessanti nel campo dei diritti e delle opere dell’ingegno è Creative Commons, un’organizzazione no-profit che consente la diffusione di opere creative sotto licenza e che offre un insieme flessibile di protezioni e di libertà per autori, artisti e inventori. Basandosi sul tradizionale "tutti i diritti riservati", è stata creata una nuova fattispecie di diritto d'autore su base volontaria, fondata sul principio "alcuni diritti riservati": questo permette la condivisione e l'utilizzo da parte di terzi e fornisce la possibilità di costruire, com'è sempre avvenuto prima che si abusasse della legge sul copyright, qualcosa di nuovo sul lavoro degli altri, nel pieno rispetto delle leggi esistenti. Il concetto e il modello di Creative Commons è supportato e condiviso da molti: a oggi 53 milioni di opere su internet sono linkate a licenze Creative Commons. Contenuti aperti, condivisione e pubblico dominio, sono queste le parole chiave della nuova classe creativa.
“Vuoi vedere che”, prima o poi, anche i partiti politici italiani se ne accorgeranno?