: articoli tratti da Il Foglio, GQ, LINK Magazine, Rolling Stone, AD, Vanity Fair e Style Magazine del Corriere della Sera.
Una legge britannica dà il diritto di usare i materiali protetti da copyright per prenderli in giro.
Il Foglio - 6 agosto 2014
Dio salvi la Regina. Ma anche il benemerito humour britannico.
Sembra questo il messaggio indiretto lanciato dalla House of Lord britannica dopo aver deliberato un nuovo testo normativo intitolato "Copyright and Rights in Performances (Quotation and Parody)” che intende mettere fine alle diatribe sollevate dalla rielaborazione a scopo umoristico dei contenuti protetti da diritto d'autore. La nuova legge, in vigore dal prossimo 1 ottobre, regolerà il diritto di ideare e pubblicare parodie, caricature e prese in giro di messaggi pubblicitari, canzoni o altre opere dell'ingegno, utilizzando materiale coperto da copyright.
In pratica si tratta di creare un nuovo diritto di “fair dealing” (letteralmente attività leale) legata alla parodia, tecnica satirica piuttosto utilizzata nella cultura anglosassone. La legge vuole sopratutto regolare tutte quelle comunicazioni e campagne non-profit (quelle che da noi vengono chiamate “pubblicità progresso”) che “intendono mettere in luce pratiche d'affari discutibili, facendo la parodia del brand o degli slogan di una società, senza incontrare problemi insormontabili con avvocati e titolari di copyright” ha dichiarato alla stampa il ministro conservatore per la proprietà intellettuale baronessa Lucy Jeanne Neville-Rolfe. Questa legge è stata fortemente richiesta anche da diversi siti e titolari di profili su YouTube che promuovono la creatività condivisa e che nel corso degli anni hanno dovuto affrontare molte azioni legale e spesso si sono visti bloccare la diffusione dei materiali.
Ovviamente la parodia non deve essere offensiva per l'oggetto della satira e inoltre i tribunali devono valutare una serie di fattori per determinare se l'uso di un lavoro protetto da copyright è “fair”, ma comunque il fatto che la parodia entri nei testi di legge rappresenta un nuovo significativo traguardo.
Il tema delle parodie peraltro è attualissimo, considerato che in questi giorni sta furoreggiando nelle classifiche delle vendite dei dischi e nelle visualizzazioni in rete l'ultimo lavoro di Weird Al Yankovic, re assoluto della canzone parodistica da circa venticinque anni, ma che per la prima volta oggi raggiunge la vetta delle chart USA e UK grazie a “Mandatory fun” il suo ultimo disco (primo album umoristico a salire al numero uno delle classifiche di vendita americane in 54 anni di rilevamenti). Quest'ultimo disco contiene parodie delle più famose popsong degli ultimi anni, e così “Happy” di Pharrell Williams diventa “Tacky” (di cattivo visto, kitsch) e la sexy “Blurred Lines” si trasforma in “Word Crimes” una sorta di inno per grammar-nazi sulle depravazioni nell’uso della lingua inglese negli sms e sui social network, il cui video ha raggiunto in pochi giorni dieci milioni di visualizzazioni. Non essendoci ancora in USA una legge che protegga la parodia, Yankovic è stato costretto a incidere un album ogni cinque-sei anni per far fronte a tutte le beghe legali legate alla violazione dei diritti d'autore.
La legge deliberata dalla House of Lords peraltro contiene anche una nuova regolazione sul “Copyright and Personal Copies for Private Use” che in pratica istituisce alle persone che hanno legalmente e definitivamente acquisito un disco o qualsiasi altro materiale protetto da copyright, il diritto di poter fare una propria copia di materiale per il proprio uso privato, ovvero non per fini commerciali. Tutto questo senza aggiungere alcun equo compenso che i legislatori hanno definito una tassa “inefficiente, burocratica e ingiusta”, facendo imbestialire le varie categorie dei titolari di diritti d'autore.
Ma questo non fatelo sapere al ministro Franceschini...