: articoli tratti da Il Foglio, GQ, LINK Magazine, Rolling Stone, AD, Vanity Fair e Style Magazine del Corriere della Sera.
Lo strazio e la dignità – Istantanee sul Giappone
Le code disciplinate. I lavoratori che non tornano mai a casa. Quelli che rischiano la vita. Storie dal Giappone devastato
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E così ti ritrovi a passare il fine settimana (e le sere successive) davanti alla televisione ad assistere inerme alle immagini della tragedia giapponese sulle reti all news.
Guardi gli agghiaccianti filmati e mille pensieri ti passano per la testa; riflessioni banali sul senso della vita e sulla forza della natura. Ma sono sopratutto le immagini del post tragedia che ti colpiscono, perché a combattere contro le macerie e il dolore ci sono loro, i giapponesi. La loro incredibile forza e compostezza, il modo di affrontare le emergenze, quei volti muti, il loro senso civile di responsabilità è talmente lontano da quello che sei abituato a vedere intorno a te che insieme al dolore emerge una certa fascinazione.
Così sei lì, sempre davanti alla tv, a fare delle istantanee delle immagini che ti passano davanti, e raccontano delle storie incredibili e che ti fanno capire qualcosa di più di quello straordinario e misterioso popolo.
I volti dei dottori e degli infermieri all'ospedale di Fukushima. E' da quattro giorni che non tornano nelle loro case, le quali peraltro potrebbe anche non esserci più. Però rimangono lì perché ora c'è bisogno di loro. Intanto i degenti che erano ricoverati all'ospedale prima della tragedia hanno volontariamente ceduto il posto letto ai feriti vittima del sisma.
C'è un imprenditore la cui fabbrica è stata distrutta dallo tsunami che va in giro tra quel che restava delle case del proprio paese per accertarsi che i propri dipendenti si siano salvati. Ma non trova nessuno di loro. Torna alla massa di macerie che un tempo era la propria fabbrica e trova i dipendenti tutti lì che cercano di salvare il salvabile.
La traduttrice simultanea italiana che si scusa con i telespettatori di certi ritardi nella traduzione della conferenza stampa in corso. Spiega che il semplice “No” come risposta nella lingua giapponese non è contemplato in quanto profondamente maleducato da pronunciare. Sono quindi usati dei lunghi giri di parole, e solo al termine di questi si riesce a capire il significato della frase, e poter così tradurre.
Le prime parole del comunicato ufficiale da parte dell'amministratore delegato della principale società che fornisce l'energia elettrica sono state “Mi scuso molto per i problemi che vi sto causando, non essendo in grado di rimettere in piedi il sistema di fornitura di elettricità”. E' lui che si scusa, come se fosse colpa sua. Senza mai pronunciare il termine tsunami o terremoto.
E poi c'è una ragazza dentro una grande palestra che è diventato centro di evacuazione. Ha perso la casa e alcuni suoi parenti. E' affranta. Una giornalista la intervista e le prime parole che dice sono “Ci dispiace per tutte le preoccupazioni che vi stiamo dando nel mondo”.
Le lunghe code silenziose davanti al supermercato per rifornirsi di cibo e acqua.
L'imperatore del Giappone Akihito che ha deciso di non andare a fare visita alle città colpite dallo tsunami per non metterli a disagio; il popolo si sarebbe sentito in imbarazzo a far vedere al loro “Sovrano Celeste” le case così rovinate e mal ridotte. Sempre come se fosse colpa loro.
E infine c'è il loro modo di fare delle ricerche preventive dei dispersi tra le macerie, quelle ancora senza le ruspe. Sono gruppi di sette persone della protezione civile che avanzano in parallelo, senza cani. Uno di loro inizia a urlare forte, probabilmente dice qualcosa per identificarsi, dopodiché battono rumorosamente tre passi sul posto e poi, di colpo, il silenzio. L'orecchio teso verso le macerie per captare il minimo rumore, movimento o lamento. E il più delle volte riescono a trovare qualche superstite. E poi ricominciano.